domenica 23 gennaio 2011

"il grido del gabbiano" continua

Buona domenica .. continuo ancora con il libro "Il grido del gabbiano" prendendo da alcuni capitoli, delle frasi che ritengo siano rilevanti.

Minitel1 per sordi del 1982
" Per me, la lingua dei segni corrisponde alla voce, gli occhi sono le mie orecchie. In tutta sincerità non mi manca nulla. E' la società a fare di me una handicappata, a far si che dipenda dagli udenti: il bisogno di farsi tradurre una conversazione, il bisogno di chiedere aiuto per telefonare, l'impossibilità di chiamare direttamente il medico, il bisogno di sottotitoli alla televisione, accade così di rado. Con un pò di minitel, un pò di sottotitoli, io, noi, i sordi, potremmo avere un pò più facile accesso alla cultura.Non vi sarebbe più handicap, più blocchi, più frontiere tra noi."
Sopratutto ella ribadisce il concetto di non sopportare più l'insegnamento oralista. La pedagogia imposta a lei non era alto che una sofferenza. La Laborit in questi capitoli affronta il conflitto tra quelli che ella chiama due mondi: quello dei sordi e quello degli udenti. Crede e spera nella possibilità di un dialogo.Ma una sua critica a mio avviso da non sottovalutare, è che lo sforzo necessario a tale comunicazione ricade sempre più sui sordi .
Nel prossimo post vi parlerò un capitolo che ho trovato molto interessante "Il signore dell'impianto". Ciao a tutti, ancora buona domenica. al prossimo post.



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