La scelta oralista ha dominato in modo quasi assoluto, dal Congresso di Milano del 1880, il panorama italiano sull'educazione linguistica dei sordi. Solo da circa vent'anni, a partire dalle prime ricerche sulla Lingua Italiana dei segni(LIS) portate avanti dal gruppo di lavoro della dott.ssa Virginia Volterra (Istituto di Psicologia del Cnr), si è incominciato anche in Italia a parlare di altri metodi in logopedia. Nell'educazione al linguaggio del bambino sordo oggi è dunque possibile scegliere tra vari percorsi riabilitativi.
Tutti i metodi oralisti condividono l'esclusione, nell'educazione al linguaggio parlato e scritto, di qualsiasi uso dei segni. Essi puntano da una parte sull'allenamento acustico, per aiutare il sordo ad utilizzare al massimo i suoi residui uditivi, dall'altra sul potenziamento della lettura labiale su cui si basa la comunicazione.
Un'altra caratteristica dei metodi oralisti è il privilegiare nell'educazione alla lingua parlata e scritta l'aspetto della produzione piuttosto che quello della comprensione, che è invece preponderante soprattutto nelle prime fasi dell'acquisizione spontanea del linguaggio nel bambino udente.
Tra i massimi esponenti dell'oralismo italiano si trovano Massimo Del Bo e Adriana Cippone De Filippis, che nel loro libro "La sordità infantile grave" focalizzano l'intervento logopedico in alcuni punti essenziali, quali :
- La diagnosi precoce
- l'esatta valutazione del deficit
- l'immediata protesizzazione
- la collaborazione della famiglia nell'intervento logopedico
- l'integrazione nelle scuole normali
Tutti questi aspetti della metodologia oralista sono comuni anche ai metodi misti , cioè a quei metodi che utilizzano i segni nella terapia e che hanno anch'essi come obiettivo l'insegnamento della lingua vocale al bambino sordo. La grande differenza tra i due metodi non risiede solo nell'uso segni, ma anche nell'approccio verso la famiglia e nella scelta di quali ambiti del linguaggio privilegiare (comprensione vs produzione) I genitori hanno sempre un ruolo fondamentale nell'educazione al linguaggio del bambino sordo, ma nel caso dei metodi oralisti questo compito viene affidato in modo eccessivo alla famiglia e soprattutto alla madre, il cui coinvolgimento può portare ad una confusione dei ruoli (madre e insegnante-logopedista) con pesanti conseguenze psicologiche.