martedì 30 novembre 2010

Note grammaticali: Forma interrogativa.

Buona sera a tutti, oggi vi scriverò della forma interrogativa. Prima di entrare nel merito dell'argomento è importante che ricordiate che una delle cose fondamentali nella lingua dei segni è L'ESPERSSIONE FACCIALE e i MOVIMENTI DELLA TESTA E DEL CORPO. Queste si chiamano "componenti non-manuali"  non riguardano soltanto affetti o emozioni, ma svolgono anche una funzione grammaticale. Come le persone che parlano italiano usano una intonazione vocale per evidenziare il tipo di frase, così i segnanti usano comportamenti non-manuali per fare una domanda, una dichiarazione negativa, o per enfatizzare un punto. In questo post, spiegherò i comportamenti non-manuali utilizzati per le domande si/no, alle quali si risponde con un si o con un no e le domande k.
Le domande si/no richiedono una semplice risposta o positiva o negativa. Per es:  "Hai fame?", oppure "Sei sposato?". Per fare una domanda si/no colui che segna deve fare:
  1. Alzare le sopracciglia.
  2. Sporgere la testa in avanti.
  3. Mantenere fermo l'ultimo segno della frase.
Le domande k., si chiamano così perchè in italiano contengono il suono K ( "chi", "che cosa" "come" "quando" "quanto" "dove"), richiedono una frase come risposta o comunque una risposta più articolata di quelle precedenti. Per formulare una domenda K, colui che segna deve:
  1. Aggrottare le sopracciglia.
  2. Sporgere la testa in avanti.
  3. Mantenere fermo l'ultimo segno della frase ( che normalmente è proprio il segno k)
La cosa più importante quando si segna è guardare colui che stà segnando. Le espressini più importanti vengono espresse dai comportamenti non-manuali e, perdendo le espressioni facciali si possono perdere le intenzioni comunicative del nostro interlocutore.E' bene non focalizzare l'attenzione solo sulle mani di chi segna.

lunedì 29 novembre 2010

Note grammaticali: la frase negativa

Buon giorno a tutti, questa mattina, vi spiegherò la struttura della frase negativa nella lingua dei segni.
Per formare una frase negativa si una il segno NON la cosa più importante e di non dimenticare mai di scuotere la testa negativamente per la durara della frase.
Il segno NON può essere usato anche per dare una risposta ad una domanda che implica una risposta si/no, seguito da una frase negativa oppure da una frase che fornisce la corretta informazione. Ad esempio , per rispondere alla domanda "Sei sposato?", si può usare sia una frase negativa "No, non sono sposata" oppure una frase che corregge l'informazione "No, sono divorziata".
Oltre al segno NON, per segnare una frase negativa vengono usate diverse locuzioni negative, le più frequenti sono:NON C'E' e MAI. La caratteristica più importante delle frasi negative, è che i segni NON, NON C'E' e MAI vengono prodotti quasi sempre alla fine della frase.
Es.
 Frasi in italiano                                                   Frasi in L.I.S.
1.Io non mangio mai.                                              Io mangiare mai.
2.non fa freddo.                                                     Fuori freddo non.
3.Non vedo nessuno.                                             Io vedere nessuno.
4.Non posso venire a casa tua.                               Io venire te casa impossibile.
5.Ancora non mi hai dato il libro                             Tu dare a me libro non ancora.
6.Se oggi non vieni io non mi arrabio                      Se oggi tu venire me io arrabbiare non.
7.Se non vieni, io mi arrabbio                                 Se tu venire me non, io arrabiare.

Nell'ultime due frasi  che ho sottolinato è importante notare la diversa posizione della negazione, la cosa importante è l'espressione facciale che evidenzia la differenza tra la frase affermativa e quella negativa.
Per questa mattina è tutto ora vi saluto. Nel prossimo post vi spiegherò la struttura delle frasi interrogative.Mi soffermerò su l'importanza dell'espressioni facciali. Ciao a tutti.

domenica 28 novembre 2010

Note grammaticali: Il concetto di tempo

Buona domenica sera a tutti, fuori fa freddo e piove e io ne approfitto per dedicarmi un pò a tutti coloro che sono interessati alla lingua dei segni italiana. Nell'ultimo post vi ho parlato velocemente di quello che è il concetto del tempo. Oggi proverò ad approfondirlo, lo farò con l'ausilio di un libro che ho utilizzato quando ho seguito il corso di L.I.S. " metodo vista" (quaderno degli esercizi) Gruppo SILIS edizioni kappa.
Concetto di tempo:
Per indicare il tempo dei verbi (passato, presente, futuro) in LIS, bisogna usare un segno di tempo all'inizio della frase. Una volta stabilito il tempo del verbo, è sottinteso che tutto quello che segue nella frase si svolge in quel tempo, fino a quando non viene specificato uno nuovo.
Per capire i segni di tempo e utile immaginare una linea del tempo nello spazio neutro ( dello spazio neutro ne ho già parlato nei primi post.). Quasi tutto ciò che si riferisce al futuro si muove in avanti, quasi tutto ciò che si riferisce al passato si muove all'indietro, tutto ciò che si riferisce al presente viene segnato nello spazio immediatamente davanti al corpo quando ci si riferisce ad un'azione appena compiuta si segue al verbo il segno "fatto".
Per riferirsi a tempi specifici, solitamente i segni di tempo per il passato, presente futuro sono combinati con segni specifici di giorni, settimane e mesi.
Questo significa che, se voglio segnare la "settimana scorsa",  il segno passato è associato al segno "settimana". Un altro modo di specificare il tempo è tramite l'incorporazione di un numero. Cioè per segnare il concetto "fra due ore", il movimento in avanti che indica il futuro ed il numero due sono entrambi incorporati nel segno "ora".  Come sempre mi rendo conto che il concetto è abbastanza difficile senza vedere i segni, ma mi auguro possa servire come base per chi decidesse di approfondire lo studio della lingua dei segni. Ora vi saluto vado a cenare c'è della trota salmonata ( cucinata da me) che mi aspetta. Nel prossimi post vorrei approfondire il concetto della frase negativa. Ciao a tutti.

venerdì 26 novembre 2010

La struttura della frase nella L.I.S.

Buona sera a tutti, ho finalmente fatto gli esami e come vi ho promesso vi spiegherò la struttura della frase in L.I.S..
Le frasi in LIS hanno una struttura grammaticale propria, forse piu simile al latino, che necessitano di traduzione..Ora vi farò degli esempi nel concreto, vi elencherò una serie di frasi e le tradurrò.

FRASI IN ITALIANO                                                                FRASI IN LIS
1. Mamma va al mercato.                                               Mercato mamma va.
2. Io Voglio che tu venga a casa mia.                           Casa tu mia voglio.
3. Maria studia storia.                                                   Maria storia studia.
4. Maria studia la storia a casa.                                   A casa Maria storia studia.
5.  Maria studia la storia a casa di Luca.                    Luca casa sua Maria storia studia.
6.  Maria studierà la storia a casa di Luca.                 Casa sua Maria storia studia deve.
7.  Maria non studia la storia a casa.                          Casa Maria storia studia no.
8. La settimana scorsa non c'eravamo visti.               Settimana scorsa incontrati no.

Vi faccio notare che nella LIS le frasi trasformano i verbi in "operatori pieni" ossia non hanno bisogno di frasi secondarie.
IL VERBO: è quasi sempre messo alla fine della frase.
IL TEMPO: ( es settimana ved.frase n.8.) viene messo prima del sogg.
IL LUOGO: ( vedi frase n.4 -6-7) viene messo prima del sogg.
LA NEGAZIONE: (vedi frase n. 7.-8.) viene messa alla fine.
Ricordare che: quando si segna bisogna ricordarsi che esiste lo spazio del tempo
IL PASSATO: Viene indicato con i segni dietro la spalla destra
IL PRESENTE: Viene indicato con i segni che vengono fatti nello spazio parallelo al corpo
IL FUTURO: Viene indicato con i segni che vengono proiettati in avanti.
Per oggi è tutto, spero sia stata abbastanza chiara, anche se mi rendo conto ce senza un supporto visivo è decisamente difficile! Mi auguro di non essere stata riduttiva.

mercoledì 17 novembre 2010

Essere sordo non significa non apprezzare la musica

Buona sera a tutti!!! scusate se ho trascurato il blog, ma ho due esami da fare e stò studiando.
Per farmi perdonare sono riuscita, dopo tantissima fatica; ad inserire questo video. Credo che sia troppo carino e sopratutto utile per imparare un pò di segni in maniera decisamente gradevole. Ci tengo a dire però che i segni vengono eseguiti con l'italiano segnato, infatti i segni seguono esattamente l'italiano e non la struttura grammaticale della L.I.S..Per quanto riguarda quest'ultima dedichero un post appena finiti gli esami.
Godetevi il video!!

domenica 14 novembre 2010

I parametri formazionali.

Buon pomeriggio a tutti!! In questo post iniziamo a parlare di  come si segna e di quelli che sono i parametri formazionali della L.I.S.
I segni vengono eseguiti con una o due mani.
I segni a una mano vengono eseguiti con la destra(mano dominante). Nei segni a due mani, queste si muovono entrambe oppure una si muove mentre l'altra è ferma. Nel primo caso le due mani tendono ad essere simmetriche assumendo una stessa configurazione e lo stesso movimento: es. "Comunicare con i segni".
Nell'altro caso, la mano che si muove può assumere svariate configurazioni, mentre la mano che sta ferma costituisce l'appoggio per la mano che si muove e funge da luogo di esecuzione del segno es."Formaggio".
I segni che noi vediamo eseguire sono analizzabili in quattro parametri fondamentali:
  1. CONFIGURAZIONE: è la forma che assume la mano nell'eseguire un segno.
  2. LUOGO: dove si esegue il segno ( dalla testa alla vita).
  3. ORIENTAMENTO: è la direzione verso cui si orienta il palmo della mano.
  4. MOVIMENTO: è il movimento che assume la mano nell'eseguire un segno.
Nella L.I.S. sono stati identificati 15 luoghi, 26 configurazioni 10 orientamenti e 32 movimenti.
Il principio che ha guidato l'dentificazione di questi parametri è un pricipio classico della linguistica italiana, quello della coppia minima. Facciamo un esempio: in italiano ci sono due parole simili come mela/vela oppure toro/coro che hanno significati completamente diversi perchè differiscono per un fonema. Con lo stesso principio si può analizzare la lingua dei segni.
La coppia minima della lingua dei segni si distinue sulla base dei quattro parametri, se cambia un solo parametro cambia subito il significato. Es. i segni "conoscere"e "parlare".I due segni sono identici in tre parametri (configurazione, orientamento e movimento ) tranne che per il luogo di esecuzione
il segno "conoscere": il luogo di esecuzione è vicino alla testa.
il segno "parlare": il luogo di esecuzione è la bocca.
I parametri, per cui le coppie si distinguono, sono appunto detti distintivi.

venerdì 12 novembre 2010

Ancora a spasso nella storia..per arrivare alla nascita della L.I.S.

Di tutti i percorsi educativi di cui vi ho parlato nel post precedente purtroppo, si hanno poche testimonianze scritte direttamente da sordi perchè, molto spesso, sono gli educatori udenti a farlo.
Tra quelle poche ricordiamo Kruse, un sordo insegnante di sordi che pubblicò una raccolta biografica di persone non udenti; in molte di queste storie era evidente una rivendiazione dell'utilità e dell'importanza della lingua dei segni. Un passaggio di rilevante importanza fu il 1880, anno in cui scomparvero tutte le tersimonianze scritte da sordi in seguito al Congresso di Milano che promosse i metodi di educazione orale, abolendo la mimica e isegni.
Le motivazioni di un cambiamento educativo così radicale furono attribuite, solo successivamente, alla fase politica di quel tempo in Italia, figlia del processo di unificazione. Fu ritenuto necesario unificare la lingua. Così , nonostante l'educazione ufficiale fosse di stampo oralista, la lingua dei segni veniva utilizzata in modo ufficioso dai ragazzi. Non essendoci, però, un trasferimento di codici, spesso i ragazzi sordi imparavano a leggere senza capire il reale significato delle parole. A metà del Novecento ci si rese conto che si erano diffuse varietà dialettali nelle lingue dei segni, ma fino ai primi anni di questo secolo, non si fece alcun tentativo di unificare questa lingua. Un primo passo verso questa unificazione fu compiuto da un vicentino, Antonio Magarotto, che fu uno dei promotori, nel1932, del Primo Raduno dei Sordi a Padova di livello nazionale. Affermò in questo modo i diritti dei sordomuti ed instituì un'associazione per sordi che prese il nome di Ente Nazionale per i Sordomuti (E.N.S.). Fondò anche la prima scuola superiore a Padova fornendo non solo l'istruzione dei ragazzi, ma anche l'occupazione del tempo libero. Si fece così un primo tentativo, con i dirigenti di tutto il mondo, di elaborare un "Linguaggio Internazionale" selezionando il lessico delle varie lingue. Nacque così in Inghilterra il "Gestuno" 1500 segni in un libro, ma la sua diffusione fu limitata. Nonostante molti credono che il linguaggio dei sordi sia universale, bisogna confermare il contrario e cioè che ogni paese ha una propria lingua. Per esempio, in Italia abbiamo la L.I.S. ( lingua Italiana Segni), in America c'è la A.S.L. ( American Sign Language) ed in altri paesi ve ne sono altre. Inoltre è necessario ricordare che anche il "lingua dei segni " è di recente acquisizione: prima di questa denominazione, si parlava di "mimica", spesso confusa con la gestualità propria delle arti teatrali.Verso la fine degni anni 50, William Stoke confrontò la lingua gestuale e quella verbale, scoprendo che la lingua americana dei segni aveva tutte le proprietà tipiche di una lingua naturale. Capì l'importanza dei segni e si rese conto che il linguaggio dei sordi seguiva regole grammaticali, solo con una struttura diversa rispetto a quella parlata.Questo lavoro ebbe non poco successo. In Italia, verso la fine degli anni Settanta, un gruppo di medici e pscicologi a Bologna applicarono gli studi americani sulla lingua dei segni italiana.Seguirono, così, importanti pubblicazioni come "Dal gesto al gesto", la prima conferenza sulla lingua dei segni a Roma e la pubblicazione de"I segni come parola".
Fu quindi adottato ufficialmente il termine L.I.S.(Lingua Italiana Segni ) e in seguito furono pubblicati i primi Dizionari come "I primi 400 segni" ed il "Dizionario dei Segni" della Zanichelli.

mercoledì 10 novembre 2010

Un pò di storia sul percorso dell'educazione dei sordi

Per iniziare a comprendere la storia dei sordi e delle loro difficoltà per affermarsi nella società, bisogna ricordare che nell'antichità non c'era la consapevolezza del legame tra sordità e mutismo, infatti il termine sordomuto comparve solo verso la fine del Settecento. Prima di allora, i sordi erano considerati persone con problemi mentali. Il non comprendere che il pensiero potesse svilupparsi anche senza l'articolazione delle parole, faceva sì che i sordi venissero giudicati dei "mentecatti furiosi".
Con l'umanesimo, il campo educativo riguardante i sordi subì effetti benefici: grazie al concetto di "Uomo Nuovo" si iniziò così a pensare che c'era una relazione fra sordità e mutismo e, sopratutto, che il pensiero potesse prendere forma non solo attraverso la voce. Le prime notizie relative all'educazione dei sordi giunsero a noi tramite Pedro Ponce de Leon, un medico benedettino che nel '500 educò i tre figli sordi del connestabile di Castiglia. Egli isegno loro a leggere, scrivere e a  fare conti . Si servì sicuramente di un alfabeto manuale, lo stesso usato dai suoi predecessori, ma il suo metodo non venne diffuso. Dopo di lui, ci fu, nella seconda metà del '700, l'abate de l'Epèe. La grande innovazione di quest'ultimo fu proprio il fatto di diffondere il suo metodo educativo e fondò addirittura la prima scuola pubblica per sordomuti in Francia. L'abate de l'Epèe elaborò una lingua di segni convenzionali partendo proprio da quelli utilizzati dagli alunni e aggiungendone altri per designare oggetti, qualità ed eventi; tuttavia non si fermò a questo, perchè il suo fine era quello di insegnare una lingua, quindi creò dei segni per designare elementi grammaticali come il tempo e l'articolo.
Succesivamente all'abate de l'Epèe, vi fu l'abate Sicard che diresse la scuola parigina e fece sì che il metodo del suo precursore si diffondesse negli Stati Uniti grazie a Thomas Hopkins Gallaudet. Quest'ultimo, riuscì nel 1817 ad aprire la prima scuola americana per sordi nel Connecticut; in seguito suo figlio, nel1864, fondò a Waschington il Gallaudet College.
Nel 1800 Jean Marc Itard, fu nominato medico interno dell'Istituto dei sordomuti di Parigi. Inizialmente fu un sostenitore del metodo oralista e contrario ai segni. Succesivamente cambiò idea ritenendo che ogni rieducazione al linguaggio verbale doveva essere supportata dal linguaggio dei segni che per i sordomuti rappresentava un linguaggio naturale.Egli aveva capito che la lingua dei segni era il mezzo di comunicazione più efficace per favorire lo sviluppo intellettuale dei bambini sordi. Per quanto riguarda l'Italia, ricordiamo la figura dell'abate Tommaso Silvestri. Dopo di lui, in Italia furono fondati numerosissimi istituti per sordomuti e la storia dei sordi si identificò con quella delle istituzioni educative.All'interno di queste, i sordi passavano dieci anni della loro vita, ricevevano un'istruzione, imparavano un mestiere e creavano legami di amicizia con altri ragazzi sordi.

venerdì 5 novembre 2010

Pronti partenza ....via!

Buon pomeriggio a tutti... sono Tiziana, studentesssa del C.U.R di Rovigo. Lo scopo di questo blog è quello di far conoscere  la lingua italiana dei segni. Far capire che questo non è una linguaggio puramente gestuale, ma è una vera e propria lingua con una sua struttura grammaticale.



ALFABETO L.I.S
Gli alfabeti sono la rappresentazione manuale delle lettere utilizzate nella scrittura.
Sono usati per comunicare nomi propri(geografici o di persona),
nomi non conosciuti e parole di lingua estere.
Variano da paese a paese e si modificano nel tempo.